L'idea è molto semplice

Non hai tempo di cercare un meccanico, allora è il meccanico a venire da te, così mentre tu sei al lavoro o studi, qualcuno ti ripara la bicicletta e quando scendi in strada devi solo salirci sopra e ricominciare a pedalare. Telefono 377 2886018
Mail:edera007@gmail.com

giovedì 27 settembre 2012

MANI SPORCHE


Un invito anche affettuoso che mi sento ripetere ormai da anni da quando ero bambino e soprattutto da adolescente. In quartiere gli amici mi chiamavano “ Mani  sporche” per via della mia passione per la meccanica della bicicletta che mi vedeva interi pomeriggi a smontare e rimontare biciclette e vecchi motorini, non mi lavavo le mani, averle eternamente sporche di grasso rappresentava il tratto più definito della mia personalità. Avevo le mani sporche perché sapevo riparare una bicicletta, le ammiravo, ammiravo le mezze lune rovesciate delle unghia nere, mi portavo le mani al naso per sentire l'odore del grasso impastato con la polvere, per sentire  il mio odore.
 “ Spettinato” era il secondo soprannome, nel quartiere ognuno aveva un soprannome che lo distingueva e definiva rispetto agli altri. Il figlio del carbonaio era conosciuto come “ lello carbone, ciccione, tirchione e ricottaro”
Io “ Manisporchè “ non mi accorgevo e curavo della mia capigliatura piuttosto che delle macchie di grasso piazzate ovunque come su un grembiule di fiori neri, io neppure sapevo di essere sporco, quello che sapevo coincideva con quello che desideravo, e desideravo solo imparare meglio degli altri a riparare le biciclette. Poi arrivarono i motorini a due tempi: i Morino a tre marce, i Benelli monomarcia, i Ciao e le Vespe a tre e quattro  marce e le prime biciclette da corsa.
In tutto questo continuavo  a non essere sfiorato dall'ipotesi di pettinarmi o lavarmi le mani.
Essere sporchi o meglio“ Non puliti” è esattamente come essere anoressici, bulimici, alcolisti, psichiatrici, timidi, sbruffoni, psicotici, tratti non incompatibili fra loro che possono senza particolari conflitti convivere fra loro nello stesso caschetto di capelli arruffati e sporchi.
Lo sporco se mai mi fosse interessato vederlo, credo di averlo visto veramente per la prima volta a quattordici anni, prima avevo grossi problemi di vista tanto che per vedere meglio gli oggetti dovevo portarli alla bocca e cosi facevo con quelli appesi al muro, ricordo che in quarta elementare appoggiavo la lingua sulla lavagna per sentirne la consistenza.
In seconda media la professoressa di lettere mi caricò in sella alla sua vespa 150 per portarmi da un ottico, goccine per dilatare la pupilla, visita oculistica e dopo un paio di giorni arrivarono gli occhiali ed una visione più nitida del mondo. Il mondo non l'avevo mai visto cosi limpidamente, in effetti si poteva dire che non lo avevo mai visto il mondo, sicuramente non  come lo avevano visto gli altri.
Mi guardai  le mani e mi cercai nello specchio, nulla di cui vergognarsi, pensai. Sporco, spettinato furono concetti che imparai solo dopo aver indossati i primi occhiali.

martedì 4 settembre 2012


E' con un certo orgoglio che vi comunico che a novembre uscirà il mio secondo libro. Ci vediamo in libreria,per il resto la ciclo officina continua a lavorare.