Ho trovato una bicicletta da regalare ai bimbi del primo piano, una famiglia povera in cui la terza settimana si presenta già dopo i primi dieci giorni del mese.
E' qui da due giorni in attesa di incontrare i suoi nuovi proprietari che continuamente si contendono l'unica bicicletta della casa, non litigano veramente, sembrano innamorati, soprattutto lei, che quando il fratellino si allontana piange, grida disperata il nome del fratellino come la moglie del pescatore che parte col mare grosso e che teme di non rivedere mai più. Si aggrappa alla ringhiera, piange e tutto il resto è strazio.
Sono i figli che non ho avuto e che saranno miei per il breve attimo in cui gli consegnerò la bicicletta.
Ieri notte vedendola in corridoio, mi è tornato alla mente tutto quello che la bicicletta per me rappresentava da bambino. La bicicletta ha segnato la mia vita, ha determinato le scelte più importanti, non ho mai preso la patente per non tradirla, al mare ci andavo in bicicletta, nove ore di bicicletta a diciassette anni per andare in una Fakkin di spiaggia in liguria, e dodici ore a tornare, perchè il rientro è sempre più lento.
La mia era una famiglia povera, umiliata dalla sua stessa ignoranza e così i servizi socialii ci affidarono ad una famiglia benestante. Avevo la mia bicicletta in una villetta sul lago Maggiore e un giorno mia madre venne a riprendermi per portarci in un sottotetto senza luce e acqua a due passi dalla Mole Antonelliana a Torino.
Quelle bicicletta non me la sono portata via e ho passato la vita a rivolerne una, a rivolere quella bicicletta appoggiata sulle rive del lago, in compagnia di genitori adottivi che in pochi mesi mi avevano fatto incontrare per la prima volta la gentilezza ed è come se a distanza di anni sia riuscito a regalare una bella bicicletta a quel bimbo.
Ciclo Officina Itinerante.
"Quando trovo una bicicletta abbandonata mi sento come una suora davanti a una ragazza madre" "La bicicletta non ha cassetti, i sogni li appoggi direttamente sui pedali"
L'idea è molto semplice
Non hai tempo di cercare un meccanico, allora è il meccanico a venire da te, così mentre tu sei al lavoro o studi, qualcuno ti ripara la bicicletta e quando scendi in strada devi solo salirci sopra e ricominciare a pedalare. Telefono 377 2886018
Mail:edera007@gmail.com
venerdì 13 settembre 2013
mercoledì 13 febbraio 2013
giovedì 27 settembre 2012
MANI SPORCHE
Un invito anche affettuoso
che mi sento ripetere ormai da anni da quando ero bambino e soprattutto da
adolescente. In quartiere gli amici mi chiamavano “ Mani sporche” per via della mia passione per la
meccanica della bicicletta che mi vedeva interi pomeriggi a smontare e
rimontare biciclette e vecchi motorini, non mi lavavo le mani, averle
eternamente sporche di grasso rappresentava il tratto più definito della mia
personalità. Avevo le mani sporche perché sapevo riparare una bicicletta, le
ammiravo, ammiravo le mezze lune rovesciate delle unghia nere, mi portavo le
mani al naso per sentire l'odore del grasso impastato con la polvere, per
sentire il mio odore.
“ Spettinato”
era il secondo soprannome, nel quartiere ognuno aveva un soprannome che lo
distingueva e definiva rispetto agli altri. Il figlio del carbonaio era
conosciuto come “ lello carbone, ciccione, tirchione e ricottaro”
Io “ Manisporchè “ non mi
accorgevo e curavo della mia capigliatura piuttosto che delle macchie di grasso
piazzate ovunque come su un grembiule di fiori neri, io neppure sapevo di
essere sporco, quello che sapevo coincideva con quello che desideravo, e
desideravo solo imparare meglio degli altri a riparare le biciclette. Poi
arrivarono i motorini a due tempi: i Morino a tre marce, i Benelli monomarcia,
i Ciao e le Vespe a tre e quattro marce
e le prime biciclette da corsa.
In tutto questo
continuavo a non essere sfiorato dall'ipotesi
di pettinarmi o lavarmi le mani.
Essere sporchi o meglio“ Non
puliti” è esattamente come essere anoressici, bulimici, alcolisti,
psichiatrici, timidi, sbruffoni, psicotici, tratti non incompatibili fra loro
che possono senza particolari conflitti convivere fra loro nello stesso
caschetto di capelli arruffati e sporchi.
Lo sporco se mai mi fosse
interessato vederlo, credo di averlo visto veramente per la prima volta a
quattordici anni, prima avevo grossi problemi di vista tanto che per vedere
meglio gli oggetti dovevo portarli alla bocca e cosi facevo con quelli appesi
al muro, ricordo che in quarta elementare appoggiavo la lingua sulla lavagna
per sentirne la consistenza.
In seconda media la
professoressa di lettere mi caricò in sella alla sua vespa 150 per portarmi da
un ottico, goccine per dilatare la pupilla, visita oculistica e dopo un paio di
giorni arrivarono gli occhiali ed una visione più nitida del mondo. Il mondo
non l'avevo mai visto cosi limpidamente, in effetti si poteva dire che non lo avevo
mai visto il mondo, sicuramente non come
lo avevano visto gli altri.
Mi guardai le mani e mi cercai nello specchio, nulla di
cui vergognarsi, pensai. Sporco, spettinato furono concetti che imparai solo
dopo aver indossati i primi occhiali.
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stefano
martedì 4 settembre 2012
lunedì 23 luglio 2012
Esodato
Il programma della ciclo
officina itinerante di oggi è stato particolarmente ricco. Nel
pomeriggio nel cortile di Lisa che conosco sin da quando era bambina,
eravamo negli scaut, lei lupetta di nove anni e io giovane animatore
diciassettenne, due giorni prima di entrare negli scaut mi
arrestarono e poi rilasciato a piede libero per furto aggravato,
avevo rubato un'automobile, che poi in questura risultò essere stata
rubata precedentemente da un altro ladro, insomma non l'avevo rubata
per primo quell'auto.
Quando scende nel cortile
si presenta con un altro amico scaut, fantastico, altro che
organizzare le cene ogni dieci anni. Riparazione durata oltre ogni
limite consentito che si è trasformata in piacevole pomeriggio fra
amici.
Poi la sera da un signore
che visto il blog della ciclo officina decide di chiamarmi, mi chiede
del libro se ho altri progetti editoriali. Accade spesso che quando
un cliente passa dal blog e poi ti trova in strada con la borsa degli
attrezzi, che tu sia già conosciuto, a volte è anche imbarazzante
perchè magari parto con il promo un po marchettaro dei mie libri o
delle mie “mprese” e vengo subito zittito con un “ Si si ho
letto “ Oppure “ Ho visto il suo blog ed ho pensato che avrei
voluto far riparare la bicicletta da lei. Perchè cercarne un'altro,
lei mi sembra che abbia anche un modo nuovo di fare il ciclista”
Le riparazioni con il
cliente presente sono sempre impegnative perchè mentre ripari la
bici devi anche spendere delle parole, i clienti fanno domande sulla
meccanica, sulla tua vita e le ragioni che mi hanno portato a fare
certe scelte piuttosto che altre.
Spesso passo io a fare
domande, alcuni clienti sono davvero interessanti c'è qualcosa in
questi che ti fa venir voglia di conoscerli meglio e così gli
chiedo: “ lei che lavoro fa, è in pensione “
“ No, sono un' esodato,
dovrei andare in pensione fra qualche anno e non so quanto prenderò
“
Mi fermo e alzo lo
sguardo, lui con gli occhi rassegnati inclina leggermente la testa.
E' stato come sentire una
legnata nell'aria ascoltare un uomo di sessantadue anni ritrovarsi
miseramente definito, anche da se stesso nella parola esodato.
Quarant'anni di lavoro e una squalifica da esodato.
martedì 10 luglio 2012
Lo scrittore nel cortile
Oggi sono andato a fare una riparazione da una cliente. Quando mi ha chiamato dormivo ancora e solo quando ho acceso il telefono ho letto la sua richiesta di soccorso. " Finisco di lavorare alle 18, riesce a passare"' Ho prontamente risposto " Arrivo per certo prima delle 18"
Suono, attendo e ad aprire c'è una ragazza bionda vestita con semplice abitino di stoffa.Gambe levigate scoperte fin sopra il ginocchio.Mi accoglie con gentilezza , come se in qualche modo mi conoscesse, si occupa di un'azienda farmacologica, dovrebbe avrere poco più di trent'anni. Al mio paese le chiamano " Fighe da paura"
Lei invece non scodinzola come una figa da paura, ma solo come una che ha bucato la ruota della bicicletta. Scopro solo dopo che prima di chiamarmi per l'intervento si era letta il blogwww.sosbici.blogspot.com e capisco che ha scelto me per quella riparazione. Le dico che se crede posso richiamarla non appena terminato il llavoro e invece si siede su un gradino a guardarmi lavorare, a fare domande e sorridere alle mie risposte. La accompagno nelle varie fasi della riparazione mentre continuiamo a parlare. Ho avuto la netta e piacevole sensazione che fosse contenta di quella pausa lavorativa con uno scrittore che riapra biciclette nei cortili.
Suono, attendo e ad aprire c'è una ragazza bionda vestita con semplice abitino di stoffa.Gambe levigate scoperte fin sopra il ginocchio.Mi accoglie con gentilezza , come se in qualche modo mi conoscesse, si occupa di un'azienda farmacologica, dovrebbe avrere poco più di trent'anni. Al mio paese le chiamano " Fighe da paura"
Lei invece non scodinzola come una figa da paura, ma solo come una che ha bucato la ruota della bicicletta. Scopro solo dopo che prima di chiamarmi per l'intervento si era letta il blogwww.sosbici.blogspot.com e capisco che ha scelto me per quella riparazione. Le dico che se crede posso richiamarla non appena terminato il llavoro e invece si siede su un gradino a guardarmi lavorare, a fare domande e sorridere alle mie risposte. La accompagno nelle varie fasi della riparazione mentre continuiamo a parlare. Ho avuto la netta e piacevole sensazione che fosse contenta di quella pausa lavorativa con uno scrittore che riapra biciclette nei cortili.
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