L'idea è molto semplice

Non hai tempo di cercare un meccanico, allora è il meccanico a venire da te, così mentre tu sei al lavoro o studi, qualcuno ti ripara la bicicletta e quando scendi in strada devi solo salirci sopra e ricominciare a pedalare. Telefono 377 2886018
Mail:edera007@gmail.com

domenica 4 dicembre 2011

Si torna in strada.



Terminata la collaborazione con mio fratello Alberto. Diversi modi di intendere il lavoro, il rapporto con le persone, velocità elevate che non mi consente di lavorare con la giusta velocità: la lentezza.
" C'è un mare che si muove sotterraneo che ha che fare con la bicicletta, ma solo alcuni sentono il suono delle onde"
Nessun fallimento, solo percorsi che vanno in direzioni differenti e con differenti destini. Non mi trovo a mio agio in una scatola a "Produrre" riparazioni, non era questo il mio intento, quello di riprodurre il meccanismo lavorativo che in precedenza ed ancor oggi ammala le vite di molti.
Sono per la lentezza. Dopo una riparazione amo ancora sentire il suono delle sfere dei mozzi scorrere su se stesse. Dà un certo godimento verere la ruota di una bicicletta piazzata sul cavalletto a cui dai un giro ed avere la sensazione che non smetta più di girare, ad certo punto poi sembra volersi fermare  ed invece ti tocca ancora attendere che smetta di dondolare su se stessa: piccoli movimenti quasi impercettibili. A quel punto ti rendi conto che la regola del silenzio ( John Cage ), e cioè che il silenzio non esiste ,vale anche per la bicicletta: " la bicicletta non è mai ferma anche quando appare immobile" Le camere d'aria si muovono, si sgonfiano, i cuscinetto si essestano, i telai raccongono polvere e imprigionano la ruggine"
Credo non si dovrebbe mai dire di aver lasciato la bicicletta "ferma" in cantina o in cortile ma piuttosto " L'ho lasciata" in cortile, in cantina; e senza che ce ne si accorga lei continua comunque a muoversi.


 

venerdì 12 agosto 2011

Graziella TI AMO




Una chiave da otto, una da nove, una da dieci, un'altra ancora da undici, molto più raramente la chiave da dodici, molto più spesso quella da tredici per il bulloni delle ruote e per la sella. Una pinza un cacciavite piatto. Ecco realizzata la mia prima cicloOfficina all'età di tredici anni, tredici come la chiave della sella e delle ruote della Graziella.
Per quanto mi sforzi di ricordare, non ricordo la mia prima bicicletta, e neppure la prima che rubai.
Non ho mai portato la bicicletta da un ciclista e quando lo facevo pretendevo di restare li a guardare, poi facevo domande, un sacco di domande e ad un certo punto Franco il ciclista si decise a spiegarmi come si riparavano le biciclette, i trucchi e le regole assolute che regolano gli equilibri di una bicicletta. Gli costava meno spiegarmi come riparare una bicicletta che avermi fra i piedi tutto il tempo.
Ancora oggi a distanza di trent'anni non ho ancora compreso le ragioni di quella passione, credo che abbia a che fare con il desiderio di autonomia, di non dipendere dai grandi, e questo mi basta.
Quello che non ho definitivamente messo a fuoco, che fatico ancora a descrivere, ha a che fare con quel sottile piacere di afferrare una chiave da otto, e serrare un dato: vestire un dado con la chiave giusta, dare un paio di giri, arrivare a fine corsa e poi serrare con un ultimo colpo il dado al bullone; poco più di un millimetro di corsa. Svestire il dado dalla chiave e godersi quella sensazione rassicurante di aver fatto quella cosa bene, e di averla fatta io.
Il passaggio dal dado da otto a quello da diciassette, passando da quello da quindici è immediato, ogni dato ha un compito ben preciso e spesso compie sempre la stessa funzione per il resto della sua carriera, ogni dado e bullone hanno la propria incrollabile vocazione.
Il dado che serra il cavo dei freni, quello piatto per la registrazione dei coni delle ruote al cui interno sono alloggiate le sfere che garantiscono la corretta scorrevolezza delle ruote.
La bicicletta è come una sorta di alveare, ogni ape ha la sua funzione, ad ogni parte meccanica viene assegnato un compito, non ci sono vacanze, ferie, contributi, non si va in pensione. Le biciclette, non si innamorano, non soffrono. Fanno innamorare e quando lo fanno lo fanno veramente bene. Possono avere un nome, uno o più colori e possono avere diversi amanti.
Non soffrono se le abbandoni, invecchiano senza lamentarsi, e poi sanno risorgere meglio di un Cristo.
Non hanno padroni. Le rubano di continuo!
Ora capisco un pochino meglio.
Le biciclette vivono senza morire, seducono senza soffrire, regalano paesaggi, non ti rinfacciano nulla e nulla chiedono. Sono specchi in cui riflettersi. Un dado dei freni serrato male ti porta oltre il punto in cui avresti voluto fermarti, una gomma sgonfia ti porta in quel punto affaticato al punto da non goderti la meta.
E' una questione di dadi e atmosfere giuste.

martedì 5 aprile 2011

Ciclo preparativi. Ho deciso, riparto in bicicletta

Normalmente per sganciarmi da un luogo mi bastano pochi minuti. le borse sulla bicicletta son quelle e così anche lo spazio.
Non ho ancora deciso cosa l'asciare in eredità alla casa che mi ha ospiotato per l'inverno, lo scoprirò all'ultimo minuto.
Attenderò fino al dieci di aprile,  quella mattina punterò la ruota anteriore in direzione Ferrara.Reggio Emila,Bologna, nella speranza di arrivate a Catania,Sicilia.
Stamane sono entrato nell'associazione skerpa che si occupa di diminuire il divario fra chi può accedere alle nuove tecnologie ed ha internet e coloro che faticano ad accedervi. Mi hanno dato in prestito un piccolo PC che mi consentirà di restare connesso durante il viaggio. Con me prto anche una video camera e una macchian fotografica.Tutti doni, per raccontare di questo nuovo spostamento che come al solito non farò con lo spirito del viaggiatore, ma del nomade senza dimora che va verso il luogo dell'icontro. La strada.
Mi piacerebbe trovare ospitalità e come già detto anche immaginare una presentazione del libro a casa delle ppersone o delle associazione che lo vorranno.

La ciclo officina resta attiva, alle vostre biciclette penserà un amico capace ed appassionato.

Aggiornamenti costanti sul viagggio  sul mio profilo di Facebook: Bruccoleri Stefano

martedì 15 febbraio 2011

Lorenzo Ciclo meccanico di altri tempi.

E poi accadono cose che non ti aspetti. Oggi ho ricevuto un messaggio su FB da parte di un meccanico ciclista che mi offre appoggio per qualsiasi cosa avessi bisogno. Questo certo non me lo sarei aspettato.Ecco il link del suo negozio. Grazie Lorenzo


Per quel che riguarda le vostre biciclette, resto disponibile per venire direttamente a casa o sul luogo di lavoro a fare riparazioni di ogni genere. Il tariffario è indicato nella colonna destra del Blog

sabato 29 gennaio 2011

Dal libro di Stefano Bici

Vi propongo un racconta tratto dal mio libro; " Via della Casa Comunale n°1"
Il Paracadute meccanico




...è la mia Benotto, una vecchia bicicletta da corsa che nei mercatini dell'usato è possibile trovare a poco più di dieci euro.
Con una compagnia così è difficile sentirsi smarriti. Il massimo dello splendore la raggiunge quando le aggancio le borse da viaggio sui portapacchi, una posteriore da sessanta litri e due anteriori da venticinque litri ciascuna, in più uno zaino da settantacinque litri per le emergenze  o  per gli  spostamenti in cui la bicicletta sarebbe d'ingombro: una gita in montagna o un appuntamento d'amore. Un peso che varia da centoventi chili a centoquaranta chili di meccanica obsoleta, passeggero compreso. Passione, amore e determinazione lanciati in discesa a quaranta chilometri all'ora, in cui una distrazione o una buca non anticipata potrebbero mandarti al creatore. È un po’ come lanciarsi in discesa con una vecchia Moto Guzzi senza il motore.
In curva non si scherza.
Centoventi, trenta, quaranta chili, dopo pochi metri cominciano a vivere di vita propria e se non stai attento ti portano dove vogliono loro: curve larghe e dritti rovinosi. Per fottersi basta poco meno di un attimo.
Paura? Sempre!
La paura e il controllo assoluto del mezzo possono regalarti momenti di adrenalinica ebbrezza che ti avvicina al senso di onnipotenza.
“Cazzo questa cosa la so fare proprio bene!”
E poi vai oltre, sempre un pochino oltre; al culo della corriera, (in scia per evitare l'attrito del vento) il sedere in fondo alla sella, torace ripiegato in avanti parallelo alla strada con l'ombelico appoggiato sulla punta del sellino e il naso quasi appoggiato alla pipetta del manubrio, posizione aerodinamica da virtuoso discesista. Trenta, quaranta, cinquanta, sessanta e ottanta chilometri all'ora, sempre al culo della corriera. Mi allargo per imboccare la curva, una frenata decisa a chiudere verso sinistra, lui tiene la corsia di destra.
Il primo è già volato, due, tre, quattro secondi. Infilo il passo lungo del cambio 53/14.
“Cazzo Stefano non lo fare è una cazzata! Esci!”
Sono vicino al passaruote anteriore della corriera, non resisto alla tentazione di infilargli la mano dentro per farmi scorrere la ruota sui polpastrelli delle dita con il ghigno di chi accarezza la testa ad un bambino, e poi via. Uno, due, tre, quattro secondi e gli sono davanti.
BIIIIIIP!!!!
“ Fanculo te è il tuo trattore a diciotto ruote”
Un sorpasso da “Anonima Ciclisti”, la parte insana e goliardica che sopravvive in ogni vero cicloturista che un tempo sognava le competizioni e una carriera da professionista. Credo non sia tanto diverso dal buttarsi col paracadute da un aeroplano, ma dato che ho le vertigini mi toccano i culi delle corriere e quello delle utilitarie variamente accessoriate.
Del mio paracadute meccanico ho voluto conoscere tutto, ogni singola sfera, dal movimento centrale, alla forcella, ai mozzi e persino le rotelle del cambio.
Ad ogni discesa mi sembra di vedere l'ottava sfera del mozzo anteriore, che compone il cuscinetto che regola lo scorrimento della ruota.
Il pensiero, quando affronto una discesa. va a quella rigatura del cuscinetto, a cui due anni prima non avevo potuto porre rimedio. Ogni tanto la sento strillare e le vibrazioni le sento fin sopra le leve dei freni, sulle quali tengo sempre appoggiati gli indici e i pollici.
“Dai, fai la brava, portami fin giù e poi ti mando in pensione. Ti giuro che se mi porti giù senza fare scherzi, ti cambio e ingrasso tutti i cuscinetti”. Promesse da marinaio! E va avanti così da due anni.
In questa condizione svanisce l'emergenza, quando vai giù a settanta, ottanta chilometri orari, l'emergenza svanisce, non c'è tempo per nessuna emergenza, i freni ti servono solo per controllare l'ingresso nelle curve o per controllare un'uscita troppo larga. Quando sei carico come un mulo e viaggi in discesa a sessanta, settanta chilometri all'ora, per giunta senza casco, i finali restano due: arrivare sano e salvo oppure spaccarti le ossa a rischio della vita, alla meglio una poltroncina con le ruote, per il resto della vita.
Personalmente preferisco crepare in discesa che per un cazzo di virus che non ho mai visto, preferisco persino le diciotto ruote di un autocarro sul groppone, senza agonia, senza coscienza e soprattutto senza sopravvivere al dolore.
Anzi, adesso che ci penso non mi dispiacerebbe portarmi il mio virus con tutti i suoi cazzo di CD4 e carica virale al seguito, per vederli spalmati in venti metri di asfalto, nell'urlo di una frenata bruciante.

Il libro è disponibile in libreria da Maggio
Per quel che riguarda le vostre biciclette, resto disponibile per venire direttamente a casa o sul luogo di lavoro a fare riparazioni di ogni genere. Il tariffario è indicato nella colonna destra del Blog

sabato 22 gennaio 2011

Qualcuno scrive le poesie con i pedali




L'dea è molto semplice.Quella di andare direttamente sul luogo in cui la tua bicicletta si è rotta, senza che tu debba cercare affannosamente un ciclista senza sapere poi di che morte morirai e quanto tempo dovrai attendere per riavere la tua bicicletta.
Senza parlare dei costi che come puoi vedere sono contenuti.

Sulla destra dello schemo trovi il listino dei prezzi


                                                             Telefono 366 433 53 53

Bologna 2008. La mia prima Ciclo Officina.



L'dea è molto semplice.Quella di andare direttamente sul luogo in cui la tua bicicletta si è rotta, senza che tu debba cercare affannosamente un ciclista senza sapere poi di che morte morirai e quanto tempo dovrai attendere per riavere la tua bicicletta.
Senza parlare dei costi che come puoi vedere sono contenuti.


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Telefono 366 433 53 53

giovedì 6 gennaio 2011

L'idea è molto semplice.





La mia biciletta è la mia impresa.

Quella di andare direttamente sul luogo in cui la tua bicicletta si è rotta, senza che tu debba cercare affannosamente un ciclista senza sapere poi di che morte morirai e quanto tempo dovrai attendere per riavere la tua bicicletta.
Senza parlare dei costi che come puoi vedere sono contenuti.

Sulla destra dello schemo trovi il listino dei prezzi


Telefono 366 433 53 53

"La bicicletta non ha cassetti. I sogni li appoggio direttamente sui pedali"






Video Realizzato a Bologna 2008